Lascia un commento

Aspettando Genoa Vs Torino, ovvero cercando di aumentare il rendimento.

genoa-cfc-torino-fc-17-12-2012
Se c’è una trasferta ostica per la tradizione del Torino, quella è con il Genoa allo stadio di Marassi intitolato alla medaglia d’argento al valor militare Luigi Ferraris, caduto nel 1915, nel primo conflitto mondiale, mentre era in missione sulla Cima Maggio in Val Posina. Ferraris era stato, prima di arruolarsi, anche ingegnere e centromediano proprio del Genoa, con cui vinse nel 1904, agli albori quindi del calcio in Italia, una sorta di campionato nazionale giovanile battendo in finale i pari età della Juventus.
Contro il ”Vecchio Balordo” (come lo chiamava il suo tifoso d’eccezione Gianni Brera), infatti, il Toro non vince in campionato dal 13 settembre 1981, quando un gol al 78° di Pulici permise ai granata, guidati in panchina da Giacomini di battere i rossoblù che schieravano tra le loro file Claudio Sala, al suo ultimo anno nel calcio professionista (per la cronaca in panchina c’erano anche l’altro campione d’Italia del 75-76 Gorin e l’allenatore Gigi Simoni, ex calciatore granata degli anni ’60). Più recente invece la vittoria in Coppa Italia nell’agosto 2003, grazie al gol di Tiribocchi al 10°, una vittoria poi inutile perchè le seguenti partite contro Cesena e Livorno non furono giocate per protesta contro il passaggio in quella stagione della serie B da 20 a 24 squadre in seguito ai ripescaggi di Catania, Salernitana e Genoa e Venezia, ripescaggi che comportarono un vespaio di polemiche e ripercussioni per molti mesi.

Quest’anno il Genoa, dopo una incoraggiante serie di risultati nelle amichevoli estive, è partito in campionato con una striscia di risultati scadenti, tanto che l’allenatore scelto inizialmente dal presidente Preziosi, Fabio Liverani, ex tecnico della formazione Allievi rossoblù, ha dovuto alzare bandiera bianca dopo la sconfitta contro il Napoli alla sesta giornata dopo aver totalizzato 1 vittoria (nel derby contro la Samp), un pareggio e quattro sconfitte, oltre all’eliminazione in Coppa Italia nel derby ligure contro lo Spezia. Al suo posto è tornato sulla panca del Grifone quel Gian Piero Gasperini, allenatore osannato dai tifosi genoani, visto che il tecnico, nativo di Grugliasco, ha conquistato nella sua prima esperienza nel capoluogo ligure, durata dal 2006 al 2010, una promozione in A e altri ottimi piazzamenti nella massima serie, tra i quali il quinto posto nel 2008-2009 che valse la qualificazione alla Europa League.
Gasperini ha ribaltato l’andamento in campionato della squadra che con lui ha conquistato 14 punti in 7 partite, raggiungendo il settimo posto attuale in classifica, ed ovviamente facendo tornare il sorriso sui volti dei tifosi rossoblù. Tipico schema di Gasperini è il 3-4-3 in cui è naturale intravedere un atteggiamento ostinato, col pressing che parte dalla fase offensiva, squadra corta e la partecipazione di tutti alle combinazioni e agli schemi proposti dall’allenatore. Senza il lungo degente Ze Eduardo e lo squalificato Manfredini, i padroni di casa dovrebbero quindi schierarsi con Perin tra i pali; trio di centrali difensivi formato da Antonini, Portanova e Marchese; Vrsaljko ed Antonelli cursori sulle due fasce, sempre pronti a tornare indietro, quanto a lanciarsi in avanti nella costruzione del gioco; in mediana l’interditore Biondini e il regista Matuzalém; in attacco punta centrale Gilardino, sempre opportunista dell’area piccola quanto acrobatico, supportato a destra dall’incontenibile Fetfatzidis, giovane greco rapido, fantasioso e capace di amministrare il pallone con grande intelligenza, mentre a sinistra agirà l’imponente Kucka.

Il Toro invece arriverà a Genova con l’intenzione di bissare la buona prova fornita contro il Catania in modo di blindare una zona di classifica di tutta sicurezza. A tal proposito in casa granata sono tutti disponibili a parte Larrondo, che dovrebbe tornare a vedere il campo dopo la sosta natalizia e Rodriguez, ormai guarito, ma che Ventura preferisce non rischiare ancora, mentre D’Ambrosio sconterà un turno di squalifica. Stavolta non dovrebbero esserci dubbi in merito allo schema tattico che Ventura proporrebbe domani sera al Ferraris, si dovrebbe ancora puntare sul 4-3-3 che ha scalzato il 3-5-2 d’inizio stagione. Perciò Padelli sarà a guardia della porta granata, con Darmian e Pasquale terzini sulle rispettive fasce destra e sinistra e i due ex genoani Bovo e Moretti centrali di difesa; a centrocampo Vives fungerà da regista basso con Basha e Farnerud ai suoi fianchi, in attacco El Kaddouri sarà il trequartista, con predilezione per gl’inserimenti da sinistra, e Cerci il dirimpettaio a destra con Immobile, altro ex della partita, prima punta.

Si profila un match molto agguerrito, che si potrebbe decidere praticamente sul piano della fisicità e dell’agonismo, quindi serviranno capacità e freddezza psicologica molto adeguata, ma anche tanta propensione per tutti al sacrificio, alla chiusura degli spazi e alla ripartenza.

Allora esprimiamo il nostro desidero maggiore con: FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!

Lascia un commento

Torino Vs Catania: 4-1, ovvero di una vittoria tonda e ragionata.

(Immobile sblocca la gara nel primo tempo...)

(Immobile sblocca la gara nel primo tempo…)


Leggo che in certe culture esotiche il digiuno è legato soprattutto a scelte di carattere mistico-religioso, mentre nel nostro oggi occidentale è visto innanzitutto come una forma di purificazione fisica, un’eliminazione delle tossine che dovrebbero aver inquinato il nostro corpo a seguito di un regime alimentare sbagliato. E così ieri il Toro ha interrotto questa pratica così mortificante, per la sua classifica e per la nostra passione, come la rinuncia ai tre punti e ci ha regalato una prestazione generosa nel risultato e nello spettacolo, decisamente la migliore performance fin qui vista nella stagione.

Ventura, ieri, ha deciso di puntare come schema tattico sul 4-3-3, confermando la fiducia a Padelli in porta, escludendo Glik dai centrali e concedendo fiducia a Basha come mediano interno destro, con El Kaddouri lì davanti assieme a Immobile e Cerci. I primi 10 minuti del Toro sono straordinari, Immobile dopo 50 secondi si libera fuori area della marcatura di due centrali e si presenta a tu per tu con Andujar che gli respinge la conclusione in corner, al 6° dopo un’azione da calcio d’angolo lo stesso Immobile centra l’incrocio dei pali e sulla ribattuta Moretti spara alto da ottima posizione, al 10° Le Grottaglie si addormenta sulla sua tre quarti e non controlla un pallone passatogli da Alvarez, Immobile ne approfitta e questa volta batte imparabilmente il portiere rosso-azzurro. Il Toro spinge sull’acceleratore con Cerci e Immobile scatenati facendo ammattire la difesa etnea, che però ha una buona occasione con Gyomber che sulla ribattuta di una punizione calcia alto dentro l’area granata; è solo un episodio perché al 34° El Kaddouri si ritrova un pallone d’oro in area dopo un intervento in scivolata di Capuano che non libera l’area da un duetto tra Cerci e Basha, così il marocchino si regala la prima segnatura in serie A e scaccia le delusioni delle prove precedenti. Il Catania prova a reagire ma i suoi interpreti in campo sono evanescenti e lenti, mentre la difesa è totalmente scoordinata, con De Canio che fa uscire già al 36° Castro e Guarente per far posto a Leto e Barrientos nel tentativo di animare la manovra. Il primo tempo così si chiude con il Toro, meritatamente in vantaggio.

(Moretti festeggiato dopo l'inzuccata che è valso il 3-1)

(Moretti festeggiato dopo l’inzuccata che è valso il 3-1)


All’inizio del secondo tempo il Toro è già in area a reclamare un rigore evidente per un contatto tra Plasil ed El Kaddouri, Gervasoni fa correre, e sul ribaltamento di campo Leto riesce a concludere e a battere Padelli che nulla può sul tiro velenoso e sporco del trequartista argentino, le proteste granata costano il cartellino giallo a D’Ambrosio e Bovo, con il primo che sarà squalificato per il prossimo turno, peggio và a Ventura che sarà espulso. La gara s’innervosisce con Padelli e Leto che poco dopo si esibiscono in un testa a testa che l’arbitro sanziona con una salomonica ammonizione per entrambi. Il Toro però non perde la concentrazione e in due minuti, tra il 59° e il 61° mette in cassaforte la partita; prima con Moretti che stacca indisturbato in area su un angolo e batte Andujar sulla sua sinistra, poi nuovamente con El Kaddouri che è lesto a ribattere in rete una respinta del portiere argentino su conclusione di Immobile che dribbla due difensori prima di provare la conclusione da posizione defilata. Poi tocca a Padelli guadagnarsi gli applausi sulle conclusioni insidiose prima di Maxi Lopez e poi di Barrientos su punizione, mentre Cerci sfiora in un paio di occasioni la quinta marcatura per il Toro su azioni rapide e ben architettate. Al triplice fischio la Maratona esplode di gioia per la terza vittoria stagionale in campionato che proietta i granata al 12° posto in classifica (aspettando il posticipo di stasera che vedrà impegnate Roma e Cagliari), a 5 punti di distanza dalla Sampdoria terz’ultima.

Una prestazione come detto molto importante quella del Toro. Ventura ha deciso di provare a puntare su una difesa a 4 che vede Bovo e Moretti ineccepibili centrali (e chi l’avrebbe detto quest’estate vedendo la carta d’indentità e il profitto nelle ultime stagioni dei due ex genoani?), con Darmian e D’Ambrosio bravi a tamponare sulle fasce arretrate, certo peccato che in fase di costruzione si vedano poco, ma era chiaro che sarebbe stato così. Il Toro ha preso gol, in questa stagione, quasi sempre su azioni partite da calci piazzati o da calci di rigore o comunque su azioni che hanno visto gli avversari avere un lungo possesso palla, in poche occasioni la difesa è stata trafitta in contropiede o su azioni rapide e fulminee. Andava quindi riequilibrato lo schema di gioco per permettere a centrocampo ed attacco di occupare più peso in mezzo al campo. Vives ieri si è dimostrato come sempre alquanto ordinato in fase di raddoppio di marcatura a cui ha affiancato una buona gestione dei rilanci, accanto a lui un sufficiente Basha preferito a Brighi, anche se si sa che l’albanese dà il meglio di sé nell’ultimo quarto di campionato; il rientrante Farnerud è apparso sicuro ed ha giocato anche in bello stile, appoggiando spesso buoni palloni per Immobile e facendo bene filtro sulle iniziative avversarie. Nel reparto avanzato Immobile ha fornito una prova superlativa, sempre rapido e ficcante tra le linee, ha avuto la possibilità di segnare almeno una doppietta, ma un po’ Andujar, un po’ una mira appena imperfetta gli hanno consentito solo di centrare la prima marcatura dell’incontro, ma la standing ovation che lo stadio gli ha concesso all’80°, al momento del cambio con Meggiorini, è lì a testimoniare quanto di buono ha compiuto ieri; a Cerci invece il gol ieri è mancato del tutto, ma non la vivacità e la capacità d’impensierire la difesa avversaria per tutto l’arco del match, meglio allora che le reti se li sia risparmiate per il futuro in partite meno scontate; infine la nota positiva di un El Kaddouri che con la sua doppietta ha rotto finalmente il ghiaccio con il gol, e ha dimostrato buone doti da rapace dell’area di rigore, certo che sul piano della costruzione del gioco deve ancora dimostrare di poter fare dei miglioramenti, ma la sua nuova posizione nel tridente, libero da eccessivi compiti di ripiegamento, lo rinfranca e lo rende più utile come riferimento per i suoi compagni e occupa spazi a cui la difesa avversaria deve far fronte.

(i giocatori granata salutano i bambini delle scuole calcio del Toro prima del match...)

(i giocatori granata salutano i bambini delle scuole calcio del Toro prima del match…)


Certo la cosa più importante era vincere e ciò è avvenuto, ma i piedi devono stare ben saldi per terra. La classifica è cortissima, basta poco per ritrovarsi impantanati nella zona pericolosa e comunque il Catania visto ieri è stata ben poca cosa anche rispetto alle previsioni; sarà difficile trovare difese così generose nel proseguo del campionato, già a partire dal prossimo fine settimana in cui ci si dovrà misurare a Genova contro il Grifone genoano, squadra solida e che gioca un buon calcio, specialmente tra le mura amiche.

Ma si può ben festeggiare e cantare FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!

Lascia un commento

Aspettando Torino Vs Catania, ovvero una partita per tornare a squillare.

torinocatania
Il poeta greco Pindaro, vissuto circa tra il 518 a.C. e il 438 a.C., fu un noto cantore degli avvenimenti sportivi della civiltà ellenica classica, usando liriche di altissimo valore letterario; scrisse tra l’altro che “Quando ci si cimenta in una gara, solo la vittoria libera dalla tensione della prova”. Ed anche oggi, alla vigilia di un delicatissimo match tra Torino e Catania, il successo è forse la medicina migliore per sciogliere l’apprensione accumulata in due settimane, che ha visto il campionato interrompersi per gli impegni delle nazionali di calcio. Infatti ci eravamo lasciati con l’amaro in bocca dopo la sconfitta di misura rimediata a Cagliari, ora si ricomincia, da un nuovo scontro diretto per la salvezza, questa volta contro gli etnei.

Il Catania in questa stagione sembra una squadra lontana parente da quella vista nelle ultime tre stagioni, dove ogni annata segnava un nuovo record di punti per i rosso-azzurri, arrivati lo scorso anno persino a duellare per zona che permette la qualificazione alla Europa League, prima di chiudere con un ottimo 8° posto. Quest’estate sono partiti per altri lidi alcune colonne della rosa catanese come Lodi, Marchese, Gomez, Biagianti, Ricchiuti e Potenza; tutti nomi di un certo spessore perché o titolari dall’alto rendimento o pedine a disposizione che si facevano trovare sempre pronte se chiamati a scendere in campo, anche in poche occasioni; invece non tutti i nuovi arrivi alla corte di Maran sono sembrati all’altezza di colmare quei vuoti lasciati. Tra i nomi più rilevanti sicuramente Plasil dal Bordeaux, Guarente dal Bologna, Tachtsidis dal Genoa, più una serie di giovani dalle belle speranze come Monzon dal Fluminense, Biraghi dal Cittadella, Peruzzi e Freire dal Velez Sarsfield, Gyomber dal Dukla Banska Bystrica, Kinglsey Boateng dal Milan e Leto dal Panathinaikos, più il ritorno di Maxi Lopez dal prestito alla Sampdoria; pochi tra questi nuovi volti ha dato rendimenti interessanti, e non pochi di loro hanno visto di rado il campo perché alle prese con infortuni importanti e di lunga durata, situazione che ha colpito anche Gonzalo Bergessio, anima dell’attacco etneo, che ha subito la frattura del perone, per opera di un intervento sciocco e pericoloso di Chiellini nella partita tra Juve e Catania del 30 ottobre scorso, che costerà all’attaccante argentino uno stop di tre mesi. Ma il campionato della squadra del presidente Pulvirenti era cominciato in modo alquanto scioccante con un punto solo nelle prime cinque giornate, seguita dalla decisione dolorosa di esonerare Rolando Maran, il condottiero della scorsa entusiasmante stagione, dopo la sconfitta all’ottava giornata contro il Cagliari. Al suo posto ecco arrivare Luigi de Canio, che fin’ora ha collezionato una vittoria, un pareggio e due sconfitte. I numeri del Catania dicono che in 12 giornate sono stati totalizzati 9 punti, segnate 8 reti e subite 19, cifre davvero modeste e preoccupanti viste invece le tendenze delle scorse stagioni. Ad ogni modo la vittoria di misura di due settimane fa contro l’Udinese ha portato un sostanziale ritorno alla consapevolezza dei propri mezzi da parte dei rosso-azzurri. De Canio ha spiegato che fa giocare le sue squadre abitualmente con la difesa a quattro, con i due laterali bassi che avranno compiti di spinta e copertura, in modo che se in fase di impostazione dovessero trovarsi chiusi l’uscita da una parte del campo, con il giro palla possono spingere sul lato opposto; il centrocampo invece è a tre, con un elemento che fungerà da vertice basso e avrà il compito di costruire mentre i due esterni dovranno coprire e inserirsi, in attacco invece si vedrà una punta centrale e due esterni che attaccano la profondità, due elementi che abbiano un’ottima resistenza alla velocità, mentre, in fase di non possesso palla, il compito dei giocatori offensivi sarà quello di disturbare la costruzione del gioco, ma senza la responsabilità di rientrare fin dentro la propria metà campo. Tenendo conto che domani saranno indisponibili per infortunio oltre a Bergessio anche Izco, Almiron e Bellusci, dovremmo quindi presumibilmente vedere in campo i seguenti “undici” di partenza: Andujar in porta; in difesa Alvarez laterale destro e Capuano laterale sinistro con Legrottaglie (sempre pericoloso in area avversaria sui calci piazzati) e Gyomber centrali; Tachtsidis sarà il regista con al suo fianco sinistro il rientrante e duttile Plasil e a destra Guarente; in attacco la punta centrale sarà Maxi Lòpez, ex obbiettivo estivo dei granata e molto forte tecnicamente, supportato da Castro, parecchio dotato fisicamente, e Barrientos, quest’ultimo giocatore completo e capocannoniere della squadra con tre centri.

Veniamo al Torino. La sosta per le nazionali ha permesso a Ventura di recuperare, da acciacchi e infortuni, giocatori come Pasquale, Farnerud e Barreto; mentre ancora risultano indisponibili Rodriguez e Larrondo. Ora è da vedere se anche le energie fisiche e psicologiche di tutto il gruppo si sono rigenerate, perché è di una inversione di tendenza nell’efficacia dei risultati che si ha bisogno. Comunque pare che Ventura sia orientato a ripresentare come modulo il 3-5-2 con cui ha iniziato la stagione, con qualche novità nei suoi interpreti. Infatti Gomis in questi giorni è stato valutato come possibile nuovo titolare per la porta, al posto di un Padelli sfortunato quanto titubante nelle ultime giornate, inoltre lo svedese Farnerud è l’elemento che Ventura aspettava di recuperare maggiormente, visti i progressi fatti dal biondo centrocampista prima d’infortunarsi, per lui l’utilizzo dal primo minuto è più che probabile, mentre El Kaddouri si siederà in panca, a rimuginare sulle occasioni non sfruttate negli ultimi tempi. Perciò, azzardando un po’, potremmo vedere i granata schierarsi inizialmente così: Lys Gomis a difendere i pali; trio di centrali formato da Glik, Bovo e Moretti; Darmian laterale destro e D’Ambrosio a sinistra; Vives regista basso con Brighi e Farnerud ai suoi fianchi; Immobile e Cerci ad animare l’attacco.

Si prospetta quindi una partita che le due compagini dovrebbero interpretare in modo molto acceso, infatti la vittoria è l’unico risultato che possa essere considerato, almeno sulla carta, come gradito; un pareggio darebbe benefici modesti alla classifica di entrambe, figurarsi una sconfitta. L’inerzia del match starebbe perciò nella capacità di chiudere gli avversari e rilanciare in velocità l’azione, magari badando più al costrutto che non alla pulizia dell’azione e ciò nonostante senza andare a scapito dello spettacolo.

Ci auguriamo il massimo impegno da parte dei nostri ragazzi in campo e Forza Vecchio Cuore Granata!!

2 commenti

Cagliari Vs Torino: 2-1, ovvero dei Conti sbagliati

(Ventura appannato ultimamente...)

(Ventura appannato ultimamente…)

Daniele Conti, ci sta prendendo gusto. Con quella di ieri è arrivato alla sua seconda doppietta personale in serie A, in ben 424 presenze in partite ufficiali, di cui 418 con la maglia del Cagliari. Ed ovviamente le doppiette della sua carriera si verificano quando gioca contro il Torino. Già lo scorso anno le sue reti furono determinante nel rocambolesco 4-3 con cui i padroni di casa batterono i granata. E ieri è accaduto di nuovo; due punizioni letali, ma su cui Padelli, come i suoi compagni, devono fare mea culpa.

Infatti regalare due calci piazzati da posizione invitante, e a due minuti dalla fine dei tempi regolamentari è un po’ da polli, poi le dinamiche susseguenti sono state anche peggiori. Nel primo caso Brighi (non il primo esordiente qualsiasi…) invece di stare dietro a Dessena, che si era messo a fianco della barriera, gli stava a sua volta di lato, così che alla battuta del capitano rossoblù, il compagno di squadra si abbassava, facendo partire in ritardo Padelli, che nel piazzare la barriera avrebbe dovuto redarguire meglio i suoi compagni… nel secondo caso una deviazione spiazzava il portiere granata, poco reattivo, ma che non per questo deve essere considerato il vero capro espiatorio, come invece i tifosi stanno facendo. In mezzo alla doppietta di Conti, il pareggio di Immobile, tra i migliori dei granata ieri, lanciato bene dall’unica buona intuizione di El Kaddouri nel corso dei suoi 69 minuti in campo. In realtà il Torino ha giocato bene sopratutto nel primo tempo dove ha avuto diverse occasioni, alcune sciupate ad esempio da un certo egoismo di Cerci, altre neutralizzate da Avramov, che bene ha sostituito Agazzi tra i pali della squadra sarda. I padroni di casa si sono resi pericolosi in non meno occasioni, ma qui sia la difesa (buonissimo il rientro in formazione di Bovo) che Padelli hanno controllato bene le conclusioni di Ibarbo, Sau ed Eriksson. Nel secondo tempo meglio il Cagliari, dopo il pareggio di Immobile ad inizio frazione, dopo che già Cerci si era visto parare bene dal portiere serbo una punizione insidiosissima. Alla fine le occasioni migliori capitano proprio ai sardi che solo all’88° trovano il pertugio giusto per tornare alla vittoria dopo tre sconfitte.

Una scia di non vittorie che continua invece a prolungarsi per i granata, che nelle ultime 27 partite hanno vinto solo in tre occasioni. Non molte sconfitte, ma tanti, troppi pareggi…
Ieri tra le file granata non ci sono state prestazioni troppe inguardabili, anzi a parte i titubanti Basha ed El Kaddouri il resto della squadra è stata in fondo sufficiente; Vives è sembrato tornare quello d’inizio stagione con buoni raddoppi di marcatura e lanci intelligenti, D’Ambrosio è stato attento in chiusura come in proposizione sulla fascia, lo stesso Padelli ha colpe sulle due segnature, ma ne ha evitati altrettanti; eppure è mancata una certa continuità di rendimento, Cerci è stata la solita spina nel fianco della difesa sarda, solo un pelino troppo innamorato della sfera per fare la differenza come in altre occasioni; semmai non è stato battuto il ferro caldo abbastanza a lungo, e le parole di Ventura a fine partita, che lodava la mole di gioco dei suoi ragazzi, i quali a suo parere sono stati padroni del campo per la maggior parte del match, possono essere vere solo se riferite al primo tempo, ma non nel secondo. Mossa tattica per rincuorare lo spogliatoio o preoccupante mancanza di lucidità del mister?? Ogni dubbio a proposito è giustificato…
Il problema è che si stanno palesando alcuni limiti tecnici della rosa che erano preventivabili, ma che si sperava potessero non palesarsi, grazie al lavoro dell’allenatore. Il gioco di Ventura si basa tutto su Cerci, al quale è affidato il grosso del possesso di palla nella metà campo avversaria, ma anche il meglio delle conclusioni, dopo di lui solo Immobile è quello che vede di più la porta, non a caso è il vice cannoniere della squadra con 4 reti; il resto della squadra non tira quasi mai o comunque troppo poco per poter rappresentare una vera alternativa ai due altri attaccanti, ad eccezione di D’Ambrosio (2 reti per lui fin’ora) che comunque negli ultimi tempi è chiamato più a interdire che a concludere, esattamente come gli altri centrocampisti o difensori. Le singole reti che fin’ora portano la firma di Brighi, Farnerud, Bellomo e Glik risultano quasi casuali o tuttavia figlie di schemi ed occasioni poco ricercate con continuità fin’ora. Inoltre El Kaddouri, che nelle intenzioni di Ventura dovrebbe essere l’epigono di Cerci sulla sinistra, non ha la condizione fisica che ci si aspetta, e ciò sembra influenzare la sua stessa capacità di estro, che comunque non può essere la stessa di Cerci per la differenza importante di esperienza che passa tra i due giocatori. Per di più le stesse alternative nel reparto d’attacco lasciano a desiderare. Larrondo sta subendo un lungo infortunio, ma nelle occasioni in cui è stato utilizzato sembrava piuttosto sprecone oltre che fumoso; Barreto è la fotocopia vista in molte altre occasioni dello scorso anno, spesso fuoriposizione e incapace di rendersi pericoloso per gli avversari; Meggiorini è il solito professionista del sacrificio, e quasi sembra trovarsi meglio come attaccante esterno sinistro, ma per lui ancora zero reti in campionato.

Adesso una pausa di due settimane dove resettare nuovamente gli equilibri, magari recuperare la forma fisica per qualcuno, sperando che i vari nazionali non contraggano infortuni nelle partite….

Si spera come sempre in un risolutivo: FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!

Lascia un commento

Aspettando Cagliari Vs Torino, ovvero provando a migliorare.

cagliari-torino
La classifica di serie A, dietro alle squadre che occupano le prime sei posizioni, è cortissima e vede ben 12 compagini in sei punti, mentre infine Catania e Chievo sono già più che disperate. È un attimo quindi inanellare un paio di risultati positivi e vedersi proiettare nella fascia sinistra della graduatoria e, per contro, invece fare un paio di passi falsi e trovarsi risucchiati nei gorghi delle zone pericolose della retrocessione. Perciò ogni partita diventa davvero una sorte di spareggio per chi ha l’obiettivo di svolgere un campionato tranquillo senza patemi d’animo.

In questo clima di grossa vaghezza perciò, al ritrovato stadio Sant’Elia di Cagliari, si sfideranno domani i padroni di casa, reduci da tre sconfitte consecutive in campionato ed il Toro che non vince dal 22 Settembre e che da allora ha collezionato cinque pareggi e due sconfitte.
I rossoblù hanno quasi totalmente confermato la rosa dello scorso anno con i soli arrivi di Oikonomou dal Giannina (campionato greco) e di Ibraimi dal Maribor, due movimenti di mercato minori, mentre i pezzi pregiati Agazzi, Astori, Nainggolan e Ibarbo sono rimasti nella squadra della città che dà sul “Golfo degli Angeli”.
Diego Luis López è stato promosso primo allenatore della squadra, dopo che l’anno scorso ha condiviso in toto la guida tecnica con Ivo Pulga, che quest’anno è il suo “secondo”, quindi in realtà non è cambiato praticamente nulla a livello di guida tecnica. Ad ogni modo della squadra che l’anno scorso ha conquistato la certezza matematica della salvezza con sei turni di anticipo con una buona media punti, quest’anno non si ha avuta molta notizia, in particolar modo un attacco poco prolifico (solo 11 gol realizzati), e una difesa perforata spesso e volentieri (19 le reti subite, come il Toro), stanno relegando la squadra nei bassifondi, con un po’ di preoccupazione per l’ambiente sardo, legatissimo a questa società, guidata dal sempre amato, quanto ambiguo, Massimo Cellino. Ma il ritorno, dopo una stagione tormentatissima dal punto di vista degli stadi, al vecchio impianto del capoluogo sardo, ristrutturato in modo che possa accogliere 16000 spettatori, è stata salutata in modo positivo dai tifosi e il calore degli stessi, ora, più vicini alle squadre in campo, dà quindi elementi di agonismo maggiore alle partite.
López per la partita di domani dovrà fare i conti con gli infortuni di Ekdal, Perico e Pinilla e solo all’ultimo valuterà se convocarli o rinunciare alle loro prestazioni; ad ogni buon modo dovremmo vedere il Cagliari così schierato: Agazzi in porta, difesa a 4 con Pisano terzino destro di qualità esplosive, l’attento Ariaudo e l’abile Astori centrali di difesa, mentre il gioiellino di casa Murru svarierà come terzino sinistro; centrocampo nelle mani di Conti che metterà la sua buona visione di gioco a servizio della squadra e sarà coadiuvato dall’eclettico Dessena sul centro destra e dal completo e duttile Nainggolan sul centrosinistra; il trequartista sarà il giovane uruguayano Cabrera, agile e grande fornitore di passaggi, indirizzati per lo più per le punte, che appunto saranno Sau, veloce e dotato di una tecnica elevata, e Ibarbo, dotato di un gran fisico e amante dell’inserirsi in gran velocità negli spazi.

Il Torino invece in settimana si è gongolato nei complimenti ricevuti per aver fermato domenica scorsa la Roma, in particolar modo per quelli rivolti a Cerci, considerato come un giocatore completo e che può dare parecchio spettacolo quest’anno. Se è vero speriamo che ben ne venga al Toro. Ad ogni modo Ventura ha fatto i conti in settimana con il solito via vai di alcuni giocatori tra campo di allenamento e infermeria. A dirla tutta solo Larrondo, che pure scalpita per tornare in gruppo, è sicuro di non giocare, mentre Farnerud e Rodriguez stanno stringendo i denti, inoltre Pasquale e Barreto lamentano qualche noia muscolare. C’è poi il dilemma “modulo”: 3-5-2 oppure 4-3-3 o di nuovo il 4-2-4 ispirato allo scorso anno?
È possibile che Ventura dia maggiore fiducia a quest’ultima impostazione, con alcune rimedi tattici in fase di copertura. Dovremmo vedere in porta Padelli, con Darmian e D’Ambrosio terzini sulle due fasce di competenza, mentre Glik e Moretti agiranno centrali; Vives sarà regista basso con Gazzi al suo fianco; El Kaddouri dovrebbe agire da esterno sinistro con compiti di copertura al fianco di Vives in fase di possesso palla degli avversari, mentre Cerci spazierà più largo e libero sulla destra; le punte dovrebbero essere Meggiorini e Immobile, che si alterneranno come elementi destinati alla fase di conclusione ed in quella quella di portare via l’avversario per permettere la realizzazione di spazi in cui Cerci s’infili.

La partita sarà sicuramente vibrante ed in grado di regalare emozioni, magari sullo stile di quella dello scorso anno, che dopo diversi rovesci di punteggi si è conclusa sul 4 a 3 per i padroni di casa. Attenzione e solidità difensiva saranno le arme che premieranno nel risultato chi delle due squadre sarà in grado di esserne più concreta.

A questo punto non rimane che augurarci buona partita e FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!

Lascia un commento

Torino vs Roma: 1-1, ovvero dell’essere soddisfatti così.

(Cerci devia in porta il gol del pareggio contro la Roma)

(Cerci devia in porta il gol del pareggio contro la Roma)


Tutta l’Italia “pallonara” ne sta parlando da ieri sera. Il Torino, il promettente ma non molto fortunato e favoloso Torino, è riuscito a fermare la striscia positiva dei successi consecutivi della Roma grazie ad un pareggio tirato quanto meritato.
Come detto ne parlano tutti. Tranne fette consistenti dei tifosi granata; basta aprire le pagine internet dei social network o dei forum, o i commenti agli articoli dei siti specializzati sul “mondo Toro”, o farsi due semplici chiacchiere al bar. E senti parlare di “solita non vittoria”, di squadra sprecona ed incompiuta, di come si è lontano dagli standard del Verona, che è quarto in classifica dopo anni di anonimato sportivo, ed addirittura arrivare a recriminare che sarebbe stato meglio perdere, perchè così si è fatto un favore a “quelli lì”. Ovvero la juventus. No scusate, stavolta proprio non ci sto.
Da quando ho aperto questo blog ho subito capito che sarebbe stato difficile trovare un punto di equilibrio, ponderato ed avveduto, tra le due differenti anime e sensibilità dell’essere tifoso del Toro oggi. Quella per cui se il Toro vince 10-0 l’unico commento è “Cairo Vattene” (o nella variante “Cairo merda”) e quella che se anche il Toro precipitasse in Lega Pro perdendo tutte le partite direbbero: “Cairo non ha colpe e ci ha salvato dal fallimento”. Due volti di una stessa medaglia, quella che rappresenta quello che il Toro è diventato negli ultimi 20 anni. Una nobile decaduta, incapace di morire quanto di tornare al rango del suo blasone. Una provinciale qualunque, con le sue annate migliori contraddistinte da salvezze agguantate con le unghie, e le peggiori che si dividono tra pusillanimi retrocessioni in B o mancate promozioni nella massima serie.

Credo invece che il Torino ieri abbia fatto la partita che era giusto fare. Scesa con un 4-3-3 mascherato da 4-2-4 piuttosto misurato, ha contenuto l’avversario nei primi 20 minuti, non lasciandogli assolutamente spazi, provando azioni di alleggerimento che anche se hanno solo punzecchiato la capolista, hanno anche prodotto la prima vera occasione del match nel tiro di El Kaddouri da fuori area, che ha sorvolato la traversa di pochissimo. Poi la Roma ha provato a chiudere di più l’avversario nella propria area e dopo i tentativi di Florenzi e Burdisso su azioni da calcio d’angolo, ha sfruttato al 28° un errato movimento della difesa, fatalmente l’unico in tutto il match ad essere andato male, ed ha infilato Padelli con una azione in diagonale. Da lì in poi la Roma non ha più portato pericoli a Padelli se non nel forcing finale, e il Torino è rimasto padrone del campo nel resto del match, con uno scatenato Cerci che ha fatto vedere i sorci verdi ai giallorossi (Balzaretti in primis), che neanche tramite i raddoppi di marcatura sono riusciti a fermare il numero 11 granata, il quale ha fornito assist e conclusioni a ripetizione, fino al gol del pareggio al 63°, dopo che De Sanctis aveva salvato la sua porta, e la sua imbattibilità, sulle velenose conclusioni nel primo tempo di Cerci ed El Kaddouri e nel secondo tempo di Meggiorini; proprio quel Riccardo Meggiorini che si sta scoprendo assist man, e sorprendentemente interessante nel ruolo di attaccante esterno; così dopo aver piazzato la palla tre giorni prima a Livorno da cui è scaturito il rigore del pareggio, ieri ha fornito l’assist per il gol di Cerci, grazie ad una azione di caparbia efficacia sul suo marcatore, che troppo mollemente si è fatto abbattere da una sportellata con l’ex attaccante di Bari e Genoa, e per fortuna che Ventura lo aveva appena spostato in quel ruolo dopo aver sostituito un Barreto apparso in ripresa atletica, ma lontano dalla possibilità di rendersi pericoloso alla conclusione, con un Immobile subito entrato in clima agonistico. La Roma nella mezz’ora seguente cercava di riordinarsi per cercare di riportarsi in vantaggio, ma solo negli ultimi 15 minuti si rendeva pericolosa, e comunque con un solo tiro in porta, di Ljajic ben deviato da un Padelli attento e reattivo. Un paio di contatti in area granata sono stati dubbi, ma le contenute proteste romaniste dimostrano come fossero episodi controversi anche nella loro interpretazione. La difesa granata a 4, tranne appunto nell’episodio del vantaggio di Strootman, è stata molto attenta con un Glik monumentale e un Moretti che nulla ha concesso agli avversari, mentre sia Darmian che D’Ambrosio sono stati eccellenti in fase di recupero come d’impostazione. A centrocampo Gazzi è tornato ai suoi standard di ricuperatore di palloni preziosissimi, cosa molto confortante, intanto El Kaddouri piano piano sta mettendo minuti nelle gambe e si intravede il ritorno alla migliore forma fisica, sperando anche in un migliore contributo tecnico; discontinuo invece Basha che sbaglia molti appoggi e sembra fuori posizione nel ruolo di regista centrale ma che riesce allo stesso tempo a lanciare Meggiorini in due splendide occasioni che scaturiscono il bel tiro deviato da De Sanctis e il gol del pareggio, meglio Bellomo in quella posizione, anche se commette un errore che permette una ripartenza alla Roma che poteva costare caro.

(Prova confortante di Alessandro Gazzi, reduce da un periodo sportivo difficile e non soddisfacente )

(Prova confortante di Alessandro Gazzi, reduce da un periodo sportivo difficile e non soddisfacente )


Una partita giocata con molta combattività, con veri elementi di tremendismo, che ha esaltato il talento di Alessio Cerci, che contro la sua squadra del cuore, ed in cui è cresciuto calcisticamente, ha sfoderato una prova di grande eccellenza, dimostrando inequivocabilmente di essere il migliore giocatore capitato in maglia granata dai tempi di Scifo e Martin Vazquez. Si chiedeva di vedere un cambiamento rispetto alle ultime prestazioni, ed è quello che è successo. Eppure in quanti se ne sono accorti? Cosa doveva capitare a livello di performance per non far storcere la bocca a certi palati esigenti? La vittoria? E a chi non sarebbe piaciuto? Certo se si fosse stati più cinici e fortunati magari si sarebbe potuto centrarla, ma una partita giocata con un avversario simile, che ha espresso comunque il 61% di possesso palla grazie alla rete di passaggi dei suoi mediani, in primis De Rossi, Bradley e Pjanic, e che fino alla fine ha provato a portarsi a casa i tre punti, non si può definire una “non vittoria”, come se parlassimo di smacchiatori di giaguari qualsiasi… Non mi avventuro in polemiche sterili, ma ci tengo a dire di essere stato fiero dei ragazzi ieri sera e che mi auguro di esserlo ancora in molte occasioni, a partire dalla partita di domenica prossima a Cagliari.

Quindi sù con l’incitamento: Forza Vecchio Cuore Granata!!!

Lascia un commento

Aspettando Torino Vs Roma, ovvero bramando un risultato sorprendente.

tor-rom-400x224
La storia del calcio è costellato da tante piccole e grandi imprese, da epopee di grandi squadre e dalle gesta di campioni sopraffini, ma anche di domeniche sorprendenti con umili compagini che si regalarono risultati sorprendenti grazie a oscuri quanto onesti giocatori dalle carriere immacolate di trofei. Viene in mente il Varese che nel febbraio del 1968 umiliò la Juventus per 5-0, grazie ad una tripletta di un futuro bianconero, Pietro Anastasi; ma anche la vittoria del Vado nella prima edizione della Coppa Italia, giocata nel 1922, e che vide i liguri battere in finale l’Udinese, anche se ad onor del vero le altre partecipanti al torneo erano squadre minori del panorama calcistico, quasi tutte destinate, poco dopo, o a scomparire o a vivacchiare nelle serie dilettantistiche; in campo internazionale rimarrà sempre indelebile il gol del Nordcoreano Pak Doo-Ik che decretò la sconfitta della nostra nazionale, durante la partita decisiva del girone di qualificazione dei mondiali del 1966 svolti in Inghilterra.

Comunque, nella storia, mai gli incontri tra Torino e Roma sono apparsi così tanto squilibrati, sul versante dei pronostici, a favore dei giallorossi, come sorprendentemente ci troviamo a convenire per la partita di domani. Merito dello scoppiettante inizio di stagione dei romanisti, che hanno inanellato, fin’ora, 10 vittorie su 10 partite di campionato, segnando 24 reti e subendone solo 1, che li decreta in classifica, capolisti in solitaria con 5 punti sul tandem Juve-Napoli. Un risultato fin’ora maturato a sorpresa, perchè nelle previsioni estive la Roma era sì data come outsider del torneo, ma francamente fuori dal podio delle pretendenti allo scudetto. Invece la squadra affidata alle cure del francese Rudi Garcia ha mostrato un gioco solido e veloce, divertente ed avveduto, con tanto estro e tanta fortuna (fin’ora sono stati sette i legni colpiti dalle avversarie dei giallorossi). Gran personaggio l’allenatore nativo di Nemours, nell’Île-de-France, ma di origini andaluse; messosi in luce in patria sopratutto sulla panchina del Lille, con cui ha vinto nel 2010/11 campionato e coppa nazionale, ha un motto preciso: “Vinci solo se adatti il tuo modo di giocare agli avversari”. Ha mandato in solluchero i dirigenti della Roma perchè ha chiesto un gruppo di atleti che rispondessero alle seguenti caratteristiche: giocatori moderni, intercambiabili, possibilmente silenziosi e disposti ad andare in panchina. Perciò sono arrivati alla sua corte i vari De Sanctis, Maicon, Jedvaj, Benatia, Strootman, Ljajic e il suo pupillo Gervinho. Per permettere questi acquisti sono stati sacrificati nomi molto altisonanti come Stekelenburg, Marquinhos, Lamela e Osvaldo, ma fin’ora il saldo è stato tecnicamente più che positivo. La differenza tra le passate stagioni gestite del balbettante Luis Enrique o dal fin troppo visionario Zeman, piuttosto che dall’onesto quanto polemico Andreazzoli sono sotto gli occhi di tutti, e le vittorie nette e larghe nel derby contro la Lazio o nella trasferta a Milano contro l’Inter sono lì a testimoniare quanto seria è la nuova gestione. A Torino domani mancheranno per infortunio Totti, Gervinho e il lungo degente Destro, oltre a Castan per squalifica, perciò il 4-3-3 tanto caro a Garcia dovrebbe vedere tra i pali De Sanctis; terzino destro il ritrovato Maicon, centrali di difesa Benatia e Burdisso e terzino sinistro Balzaretti; in mediana De Rossi, giocatore assolutamente completo, sarà il regista con al suo fianco il veloce Pjanic, dotato anche di un tiro eccezionale, a destra, mentre a sinistra svarierà l’olandese Strootman, grande interditore e distributore di assist; in attacco Florenzi, duttile e capocannoniere stagionale dei romanisti, e Ljajic, rapido e funambolico, agiranno ai fianchi della punta Borriello, una vecchia volpe del nostro calcio.

Veniamo ai granata. E qui la musica, si sa, è un po’ tanto meno melodiosa. Diciamo che passiamo da una opera Vivaldiana ad un coro degli alpini, e manco troppo intonati. Ventura recrimina per i troppi infortuni che hanno condizionato i risultati oltre alle superficialità dimostrate nei momenti topici delle partite fin qui disputate. Comunque il mister genovese non dispera anche se sia Rodriguez e Maksimović si sono di nuovo fermati per problemi fisici durante gli allenamenti settimanali. Brighi e Bovo tornano tra i convocati, ma difficilmente giocheranno, mentre sono ancora indisponibili Larrondo e Farnerud. Oltre a Vives fermato per squalifica per un turno. Si può ipotizzare quindi un ritorno al 5-3-2 che vede in porta Padelli, con D’Ambrosio e Pasquale esterni, Darmian, Glik e Moretti centrali di difesa; Bellomo regista basso con ai fianchi Basha ed El Kaddouri; in attacco spazio alla coppia del gol Cerci ed Immobile.

È chiaro che per riuscire a ribaltare i pronostici il Toro non si deve permettere né distrazioni né timori reverenziali davanti agli avversari. A questo punto tanto varrà giocarsela a viso aperto, sfidando gli avversari proprio sul loro gioco preferito quello che si basa sulla velocità e sulle opzioni degli esterni. Quello che molti tifosi si aspettano da Glik e compagni è una prova di carattere e di coraggio, ma se in caso ci si ritrovasse davanti ad una gara interpretata in modo pavido credo che inizierebbe una forte e vibrante contestazione alla squadra dagli sviluppi poco piacevoli per il gruppo di giocatori e tecnici.

Quindi più che mai: FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!

Lascia un commento

Livorno Vs Torino: 3-3, ovvero troppo matti per essere veri.

(Glik svetta di testa per il gol del momentaneo 0-2 per il Toro...)

(Glik svetta di testa per il gol del momentaneo 0-2 per il Toro…)


Esiste nel calcio un virus molto singolare che può intaccare squadre blasonate che si contendono i maggiori titoli nazionali ed internazionali, quanto umili realtà sportive che militano nei più infimi campionati locali. Si tratta della temibile “pareggite”, ovvero la cronica tendenza a impattare, in sequenza, il risultato delle partite lungo l’arco della stagione, singolare caratteristica di questo virus è che ciò si verifichi a sua volta indipendentemente dal tipo di avversario incontrato e dal tipo di prestazione offerta durante la gara, ovvero che si giochi contro l’Inter o il Livorno, che si domini una partita o che si subisca per 90 minuti l’avversario, il risultato sarà comunque una salomonica quanto discutibile divisione della posta in palio. Ecco ciò di cui soffre il Torino in queste settimane; infatti dopo 10 giornate il tabellino dei granata recita due vittorie, tre sconfitte e cinque pareggi, la squadra in serie A che ha pareggiato di più e quella che più volte si è fatta rimontare l’iniziale vantaggio. In teoria l’unico antidoto a questa malattia è il ritorno alla vittoria, da perseguire magari con cambi di natura tecnica: modulo e interpreti nella versione Light, oppure direttamente la guida stessa della squadra, cioè l’allenatore, nella versione Strong.
E per il Torino a cosa serve? Ma soprattutto quali sono le cause di queste performance? È un discorso che meriterebbe un percorso di analisi piuttosto approfondito, ma che in sintesi si può cercare di contenere in alcune considerazioni: la squadra non riesce ad avere lungo i 90 minuti uno standard di prestazione omogenea, lo si è visto chiaramente ieri sera all’Armando Picchi, nei primi 10 minuti si è andati a segno ben due volte, sfruttando la frattura tra i reparti del Livorno aggravata da marcature tutt’altro che rigide, ciò permetteva a Cerci di piazzare due assist prima per Immobile in una azione in velocità partita sulla fascia destra e poi per Glik, su azione da calcio d’angolo. Dopodiché il copione è radicalmente cambiato, il possesso palla è stato quasi totalmente in mano ai padroni di casa e la manovra contenitiva granata è apparsa incapace come non mai a trovare le misure agli avversari, così dopo aver vacillato più volte veniva concessa la rimonta completa entro il 33° minuto grazie ai gol di Paulinho, che segnava in una azione speculare al vantaggio di Immobile e a Greco che si ritrova la porta spalancata ai suoi occhi dopo che la difesa è presa in controtempo da una azione sulla destra dell’out livornese. A questo punto il Toro tornava ad affacciarsi dalle parti di Bardi bravo a deviare una conclusione di testa di Glik su cross di Bellomo. Il secondo tempo si presentava con ritmi più bassi da ambo le parti, ma una accelerata dei livornesi tra il 60° e il 70° permetteva a questi di andare in vantaggio con un gol da 30 metri di Emerson e a sfiorare altre due marcature con Emeghara. Il Toro faticava a trovare spazi ed idee e solo nel finale sfiorava due volte il pareggio su conclusioni di D’ambrosio e Barreto e poi impattava definitivamente il risultato con un rigore concesso per fallo di mano di Rinaudo nella sua area che Cerci trasformava.
Quindi le due squadre si sono alternate di continuo nel dominio dell’inerzia del match, anche se il gioco dei labronici si è fatto preferire come continuità e qualità rispetto a quello dei granata. Certo le assenze sono un elemento da considerare, ma le amnesie e i cali di rendimento in partita più evidenti sono stati di titolari come Vives, Moretti e D’Ambrosio che dovrebbero godere magari di una pausa, ma che giocoforza non riescono ad averla in quanto non ci sono rimpiazzi (anche se al posto di D’Ambrosio scalpita Pasquale…), mentre altri giocatori come Gazzi, Barreto ed El Kaddouri devono ancora recuperare pienamente da infortuni e lunghe indisposizioni. Come correre ai ripari? Difficile dirlo sul breve periodo, anzi il timore è che fino alla riapertura del mercato di gennaio le emergenze di organico saranno piuttosto continue e che le difficoltà di prestazione non saranno facili da ribaltare, anche se la squadra ha comunque una posizione in classifica non disperata e che i punti di vantaggio sulla terz’ultima sono al momento cinque, appena sufficienti per stare tranquilli un paio di giornate. Ad ogni buon modo il potenziale di questa squadra sembra non troppo superiore a quella dell’anno scorso, perciò a mio parere non ci si dovrebbe spostare molto dal risultato finale ottenuto nella scorsa stagione. Piuttosto mediocre per il blasone del Toro, ma piuttosto in linea con il “progetto”, se così lo si vuol definire, della gestione di Urbano Cairo…
(Paulinho mette dentro il primo gol della rimonta livornese...)

(Paulinho mette dentro il primo gol della rimonta livornese…)


Di seguito le pagelle che ho redatto per il sito Tuttotoro.com

Padelli 5,5: grande parata sul colpo di testa insidioso di Paulinho al 20°, ma poi và in confusione come il resto del reparto arretrato e subisce l’uno-due del brasiliano e di Greco, nel secondo tempo salva di piede su Emeghara ma nulla può sull’eurogol di Emerson. Darmian 6: è impegnato a contenere la manovra avversaria sulla sua fascia e deve anche andare a chiudere sulla verticale, ma pare il migliore del suo reparto, spinge poco perché deve coprire le ripartenze livornesi dopo le azioni non andate a fondo di Cerci.
Glik 6: grande gioia per il suo primo gol in campionato, poi ingaggia un duello con Paulinho lungo tutto il match che gli costa subito un’ammonizione che lo obbliga a dover dosare gli interventi, è in ritardo sul primo gol, poi Bardi gli nega la gioia della doppietta, nel secondo tempo va in affanno su qualche pallone.
Moretti 5,5: cerca come al solito di mettere una pezza, ma va in ambascia davanti alla manovra inventiva degli avversari ed in entrambi i gol del Livorno non è irreprensibile, un po’ più di personalità nel secondo tempo, ma patisce tremendamente Emeghara. D’Ambrosio 5: fatica molto a trovare la possibilità di spingere e in fase di copertura non contiene la verve di Schiattarella e Biagianti, prova nel secondo tempo a farsi vedere di più e prende un palo clamoroso; purtroppo non una bella prestazione per lui, ansia da rinnovo contrattuale?
Gazzi 5: parte più vivace e più determinato rispetto a Napoli, ma poi si perde e non chiude sulle manovre sulla sinistra degli avversari, è anche in difficoltà atletica, forse andava sostituito prima.
Vives 5,5: mancano i suoi raddoppi di marcatura ed anche in impostazione è evanescente, sul gol di Emerson non chiude con grinta, si riscatta leggermente nel finale mettendo finalmente in azione i muscoli.
Bellomo 6: cerca di rimanere il più vicino possibile a Cerci per dargli manforte, è l’unico dei mediani a far circolare la palla con intelligenza, e a essere l’unica alternativa a Cerci nei cross in area, non raddoppia molto in copertura, ma almeno si salva nel marasma generale.
El Kaddouri 5,5: non sta bene e si vede, prova comunque a infilarsi nei corridoi che non poche volte la difesa amaranto gli concede, ma atleticamente deve ancora raggiungere il pieno recupero.
Cerci 6,5: subito decisivo con due assist vincenti per Immobile e Glik, poi finisce un po’ per nascondersi e si ridesta dopo il pareggio di Greco quando con una serie di calci d’angolo mette scompiglio nell’area labronica, nel secondo tempo prova a caricarsi la squadra sulle spalle, ma la giocata fatica a riuscirgli, fino al rigore del pareggio che trasforma con freddezza.
Immobile 6: và subito in gol dimostrando di essere “caldo” dal punto di vista realizzativo, poi nonostante chiami spesso la palla, viene servito poco in area, nel secondo tempo s’innervosisce e la prestazione ne risente, così dopo un tiro poco a lato, contribuisce alla concessione del rigore.
Barreto 6: cerca di dare verve, ma è sempre lontano dalla porta, serve un assist per D’Ambrosio che il laterale spedisce clamorosamente sul palo e sfiora il pareggio su una conclusione dal limite dell’area che Bardi intercetta per miracolo, almeno è volitivo. Meggiorini 6: entra a 10 minuti dalla fine e si guadagna un angolo, poi riesce a mettere la palla in mezzo per Immobile che causa il rigore del pareggio; prova davvero a far sfruttare le occasioni che Ventura gli concede. Non è un campione ma onora la maglia.
Pasquale s.v.: entra per dare spinta e copertura sulla sinistra nei minuti finali.
Ventura 5,5: sorprende con un inedito 4-3-3 che nei primi 10 minuti lo ripaga abbondantemente, poi però la squadra và in collasso sotto la reazione dei padroni di casa, sgrida molto Cerci, ma le falle sono sopratutto altrove e non sembra riuscire a dare le direttive giuste; mette Barreto nel secondo tempo che come esterno d’attacco non è il massimo; poi dopo il gol di Emerson và in depressione, fortunatamente la sostituzione di Meggiorini per Gazzi è felice, ma la prestazione della squadra lascia a desiderare per le amnesie difensive e l’immagine di lui sconsolato e muto in panchina al triplice fischio come se avesse perso pesantemente lascia intendere più di ogni altro commento.

Una cosa rimane indelebile nel tempo, il Nostro motto: Forza Vecchio Cuore Granata!!

Lascia un commento

Aspettando Livorno Vs Torino, ovvero basta con le mezze misure.

Livorno-Torino
Osvaldo Jaconi, che allenò il Livorno tra il 2000 il 2002 conquistando una storica promozione in serie B nella seconda stagione, diceva che “Livorno è una piazza particolare, la gente non vuole campioni, ma uomini veri, disposti a sposare una causa”. In qualche modo viene in mente quindi una certa somiglianza tra i desideri della tifoseria amaranto con quella granata. Due tifoserie considerate “calde e sanguigne” seppur le storie delle due società siano diverse; nella bacheca livornese infatti spicca solo una Coppa Italia di serie C vinta nel 1987, mentre il miglior piazzamento nei suoi 29 campionati nella massima serie professionista è un secondo posto colto nel 1942-43, guarda caso alle spalle del Grande Torino, che gli amaranto riuscirono persino a sconfiggere per 1-2 al Filadelfia. Và detto però che negli ultimi 10 anni le due società sono state solite ad incrociare spesso i loro destini nella lotta alla salvezza in serie A o in quella per la promozione durante le stagioni in serie B, ed almeno i livornesi hanno potuto assaggiare la Coppa Uefa, nella loro unica partecipazione, relativamente di recente, ovvero nel 2006/07, mentre i granata mancano da così tanto tempo alle fasi delle competizioni europee che è meglio soprassedere.

Le due formazioni arrivano a questo primo scontro diretto della stagione distanziate di due punti, 10 per i granata e 8 per i labronici, i quali dopo una buona partenza fatta di due vittorie e due pareggi che seguirono la sconfitta in casa all’esordio contro la Roma, hanno poi inanellato quattro sconfitte che hanno avvicinato la squadra ai bassifondi della classifica. Il gruppo di Davide Nicola è relativamente giovane ma che l’allenatore conosce bene per aver aperto dall’anno scorso un ciclo interessante, ereditando una squadra che due stagioni fa si salvò a stento, ma che già sotto le cure dell’allenatore di Luserna San Giovanni conquistò la massima serie dopo un campionato vissuto ad alti ritmi in un duello emozionante e bilanciato contro Verona e Sassuolo e che ha visto i labronici dover passare, per un soffio, dall’ulteriore prolungamento della stagione dei play-off, vinti con risultati di misura, ma mai in discussione, gestendo quindi una fisiologica stanchezza dopo un campionato lungo e dispendioso.
Ad ogni modo il presidente Spinelli è riuscito ad assicurare al suo allenatore (ma solo nelle ultime ore di calciomercato) una rosa ampia e che può giocarsi le sue carte per la permanenza in A; i colpi più in vista sono stati il ritorno di Bardi in porta, in prestito dall’Inter come anche M’Baye, Botta e Benassi, Emeghara dal Siena, Rinaudo dal Napoli, Biagianti dal Catania, Coda dall’Udinese, Leandro Greco dal Olympiacos, più altri giovani e meno giovani che fanno da rincalzo nelle scelte dell’allenatore; Nicola infatti gioca con un 3-5-2 dall’apparenza un po’ più spregiudicato rispetto a quello di Ventura, in cui, come ha spiegato in alcune interviste, il giocatore deve sapersi creare più opzioni di scelta durante le diversi fasi del gioco e lasciandosi la libertà di adattarsi con una certa discrezionalità al contesto situazionale, in poche parole oltre che gestirsi atleticamente un giocatore deve saper “ragionare” di continuo. Di certo alcuni atteggiamenti rimangono però fissi come la propensione della squadra, indipendentemente dall’avversario e dal terreno di gioco, in fase di impostazione di cercare sempre di uscire palla al piede dalle situazioni e, quando viene attaccata alta, cercare la sponda della punta centrale. Tenendo conto delle assenze per infortunio di Botta e Belingheri e della squalifica di un turno di Siligardi è perciò probabile che il Livorno si schieri così stasera: Bardi tra i pali; trio di centrali formato da Coda, Emerson (vero jolly della formazione labronica in quanto anche capace di giocare mediano) e Ceccherini (prodotto del vivaio amaranto e che qualcuno considera l’erede di Chiellini); sulle fasce vedremo a destra uno tra Piccini e M’Baye che si contenderanno una maglia da inedito titolare e a sinistra Schiattarella (con un passato nelle giovanili del Torino), mentre Duncan dovrebbe essere il regista coadiuvato a destra dal tostissimo capitan Luci e a sinistra dall’eclettico Biagianti; in attacco spazio alla coppia esotica formata dal brasiliano Paulinho e dallo “Svizzero d’ebano” Emeghara, sempre temibili, sempre scoppiettanti.

Nel Torino si sentono ancora le scorie del “dopo prestazione” contro il Napoli di tre giorni fa; non solo i tifosi hanno espresso delusione e stizza, ma pure lo stesso Ventura è stato molto duro nei confronti dei suoi giocatori esprimendo una certa insoddisfazione e richiamando ad una maggiore concentrazione, anche se le assenze continuano a preoccuparlo. Infatti nessuno degli infortunati è stato recuperato, ad eccezion fatta di El Kaddouri, che però andrà solo in panchina e difficilmente sarà schierato più di uno scampolo di partita, confidando che l’allenatore non sia costretto a cambiare la squadra in corsa per ulteriori infortuni nel corso del match. Rimangono quindi a Torino a farsi curare Brighi, Larrondo, Rodriguez, Bovo e Farnerud, insieme allo squalificato Basha, mentre torna a disposizione Immobile, che ha scontato il proprio di turno di stop inflittogli dal giudice sportivo. Gli ultimi rumors parlano di un turno di riposo concesso a D’Ambrosio, che partirebbe dalla panchina, con il ritorno sulla fascia destra di Darmian e l’inserimento di Maksimović per la prima volta da titolare, con Pasquale a riprendersi la corsia di sinistra dal primo minuto. Per il resto la squadra è praticamente obbligata, anche se in attacco potrebbero esserci delle clamorose soluzioni che vedono Immobile e Cerci insidiati da Barreto e Meggiorini. Dipenderà da come Ventura vorrà gestire le fatiche dei suoi “combattenti” ed è comunque probabile che ci siano staffette tra i 4 giocatori sopraelencati. In teoria quindi il Toro dovrebbe scendere in campo così schierato: Padelli in porta; trio di centrali formato da Maksimović, Glik e Moretti; con Darmian e Pasquale pendolini sulle due fasce; Vives regista basso con ai suoi due fianchi Gazzi e Bellomo; Cerci e Immobile attaccanti.

È inutile dire che questa è una trasferta che il Toro deve portarsi a casa in qualche modo, magari con una vittoria che manca da più di un mese, in quanto scontro diretto con una avversaria molto agguerrita e che ha nel suo pubblico un’arma in più. In caso invece di stop tutto il progetto per la stagione subirebbe certo contraccolpo e non ultima la stessa panchina di Ventura potrebbe iniziare, quanto meno, a vacillare come mai invece era successo nelle due stagioni precedenti. È quindi immaginabile che la partita si decida sulle ripartenze e sulle giocate a sorpresa di qualche risolutore che non ti aspetti. La speranza è che ciò accada in favore del Toro.

Buona partita a tutte e tutti e Forza Vecchio Cuore Granata!!

Lascia un commento

Napoli Vs Torino: 2-0, ovvero del poco mostrato.

(Ventura demoralizzato, la fotografia esatta della partita del Torino...)

(Ventura demoralizzato, la fotografia esatta della partita del Torino…)


Fondamentalmente non c’è moltissimo da dire sul piano tecnico rispetto alla partita di ieri al San Paolo. Il Toro si è schierato in campo per non prenderle, cercando solo fugaci ripartenze per poter punzecchiare il Napoli non apparso poi neanche troppo battagliero. Per venti minuti si è anche riusciti a centrare l’obiettivo, almeno sul punto di vista della tenuta del risultato, infatti Padelli non ha dovuto spaventarsi più di tanto sulle conclusioni degli avversari, che hanno trovato pochi spazi e quando ci sono riusciti sono stati “murati” dai difensori. Le ripartenze dei granata invece erano farraginose, spesso piene di grossolani errori. Poi i due rigori hanno di fatto chiuso la partita. Ovviamente se il primo per fallo di Bellomo su Mertens era sanzionabile, seppur il belga si lasci parecchio andare a terra nel contatto, il secondo è stato letteralmente inventato dall’arbitro, o meglio dal suo assistente di porta che ha visto una volontarietà di Glik nell’intercettare la palla colpita da Fernandez, mentre era lampante che il braccio del capitano granata era adeso al corpo e non ha fatto altro che intercettare la palla prima del petto.
Ma sia chiaro: il Toro non ha perso la partita per un rigore dubbio. L’ha persa per la poca personalità messa in campo. Accentuata dai cambi di Ventura che nell’intervallo decideva di sostituire Cerci con Meggiorini, per preservarlo in vista della trasferta di mercoledì a Livorno per il turno infrasettimanale. Se neanche l’allenatore di una squadra crede nel poter rimontare una partita, sotto di due gol, quando manca la seconda metà dell’incontro, c’è tutto il segno di quanto mediocre era la forma psicofisica dei suoi ragazzi.
Certo il Toro sceso in campo ieri era incerottato, ma il Napoli che si è trovato di fronte è sembrato sinceramente stanco e se non battibile, quanto meno in grado di poter essere gestito con una gara di sacrifici. Infatti, nonostante un certo entusiasmo sui titoli di giornali, alcune singole prestazioni degli azzurri sono sembrate non certo trascendentali. Insigne è parso perdere gli attimi buoni in più occasioni, Armero impreciso in almeno metà dei suoi tentativi di cross, Higuain quando è andato alla conclusione, a parte i rigori, è stato controllato bene da Padelli, Mertens è sembrato quello più in palla, quello che più ha fatto risaltare i limiti tecnici dei granata, mentre Dzemaili e Inler si sono fatti notare più che altro per svolgere con meno sbavature possibili il loro compitino di mediani. La retroguardia è stata chiamata in causa poche volte e comunque gli unici pericoli sono arrivati da Meggiorini nel secondo tempo che ha trovato un Reina sempre pronto e reattivo sui suoi tentativi.

Nel Toro si fa fatica a dare giudizi sui singoli. Certo che Padelli ha riscattato con le parate, nel secondo tempo su Mertens e Callejon, la brutta uscita fuori tempo sul contropiede di Insigne nel primo tempo, poi salvato da Darmian, e certo che Meggiorini si è caricato sulle spalle le poche occasioni da rete che la squadra ha prodotto nel secondo tempo, cercando almeno di far paura agli avversari. Per il resto molta mediocrità, anche da parte di Cerci che si è fatto vedere solo su una punizione, finita poco alta, verso la fine del primo tempo. La domanda poi che ci si può porre è: “ma il miglior giocatore della squadra và cambiato, dopo soli 45 minuti, anche se gioca male?”. La risposta è sì, se sei il Real Madrid o simile ed hai comunque un organico stellare. Se sei il Torino forse no, e comunque se Cerci non gioca peggio di un Barreto ancora fuori condizione ed in perenne ritardo sull’azione d’attacco, magari si potrebbe pensare a sostituire il brasiliano, e sperare che Cerci riesca ad accendersi almeno in un paio di azioni nel proseguo della partita. E comunque anche l’uscita di D’Ambrosio, ieri apparso opaco in fase di costruzione, era la chiara lettura della demoralizzazione di Ventura che già pensava alla trasferta all’Armando Picchi di tre giorni dopo. Il resto del pacchetto arretrato ha subito molto e ha fatto fatica a stare compatto, con i centrali che in qualche modo tenevano botta, mentre spiccava un Masiello schierato a sorpresa e come sempre parso un pesce fuor d’acqua, sempre troppo malleabile con gli avversari, mai capace di proporsi in fase di costruzione, ha permesso a Maggio di vivere una domenica costantemente nella nostra metà campo. Tra i mediani forse quello che più ha fatto vedere qualcosa è stato Bellomo, uccellato dal sombrero di Mertens sull’episodio del primo rigore, ma anche quello che meno ha sbagliato in passaggi e che ha macinato più corsa, mentre Gazzi è quello che è sembrato più spaesato, poche palle recuperate e più errori negli appoggi, giusto sostituirlo, ma Basha stesso non è sembrato fare meglio fino ad immolarsi su Pandev che dopo averlo dribblato in scioltezza, lo costringeva ad un abbraccio forzoso mentre il macedone s’involava verso Padelli, con relativa espulsione sacrosanta. Vives invece ha giocato a nascondersi, risultando poco presente in fase di costruzione e appena visibile nei raddoppi di marcatura. Di altro non si può dire. È veramente, e sconsolatamente tutto qui.

È andata male, ma che si vinca o che si perda il motto è come sempre FORZA VECCHIO CUORE GRANATA!!